(foto Ansa)

bandiera bianca

La megalomania del candidato qualunque

Antonio Gurrado

"Non votare per gli altri ma vota per te stesso", dice il santino elettorale del candidato sindaco di un partito infinitesimale. Mi ha instillato un germe di dubbio in vista di domenica

Saprò ben per chi votare domenica; fatto sta che un germe di dubbio mi è stato instillato da un biglietto da visita lasciatomi nella cassetta della posta. Mittente il candidato sindaco di un partito infinitesimale, lo chiameremo Tizio Incognito, che sopra al simbolo barrato ha fatto stampare: “Non votare per gli altri ma vota per te stesso”. Ciò ha avuto alcune conseguenze destabilizzanti. Primo, ho temuto di essere io Tizio Incognito, l’uomo col nome diverso dal mio e per nulla somigliante, stando alla foto sul retro; e che in eccessi ipnotici mi fossi candidato sindaco per un partito mai sentito nominare. Quindi, ho desunto esprimesse un ideale politico più elevato: poiché il partito si richiama esclusivamente a una specifica minoranza, Tizio Incognito voleva convincermi che, pur essendo noi due persone diverse, votare per lui significasse votare per me in quanto appartenenti alla medesima categoria.

Fatto sta che non ci appartengo, e temo questi biglietti da visita siano stati infilati a tappeto in tutte le cassette postali della città: ergo, forse lo slogan sottintende che votando il partito che rappresenta una minoranza altrui io garantisco diritto di tribuna simbolicamente a tutte le minoranze e quindi anche a me stesso, che essendo uno solo sono la minoranza più minoranza che ci sia. Infine però ho guardato in faccia la realtà e mi son chiesto: ma io, in effetti, voterei per me stesso? Sono davvero così megalomane? No, mi sono risposto: altrimenti mi sarei candidato sindaco per un qualsiasi partito infinitesimale e avrei cercato di convincere gli elettori, con un sofisma, che votando per me avrebbero votato per sé stessi.

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