BANDIERA BIANCA
Perché non stupisce il flop dei 5 stelle a Torino
Disagio di fronte alle regole, una certa tensione autoritaria, l'avvitamento dell'uno vale uno e il solito, onnipresente, dilettantismo: i soliti problemi dei grillini emergono ancora, questa volta dalla città della Mole
Fra i cocci del crollo del grillismo, particolarmente significativo mi pare questo: la polemica, giunta fino a Montecitorio, sui messaggini con cui la candidata a sindaco di Torino avrebbe consigliato di votare per taluni candidati consiglieri comunali a discapito di altri.
Il bailamme che ne è seguito, poi coperto dal magro risultato elettorale, è indicativo di alcuni aspetti chiave dell’ideologia grillina. Anzitutto, un certo disagio di fronte alle regole: se la legge elettorale prevede che ogni elettore esprima preferenze, potrà ben esprimerle anche la candidata a sindaco. Poi, una certa tensione autoritaria: se non si può discernere fra un candidato consigliere e l’altro, significa che insieme alla candidata a sindaco bisogna votare un listone di quaranta consiglieri che occupino tutti gli scranni del municipio? Quindi, l’avvitamento paradossale dell’uno vale uno: se i candidati grillini sono solo portavoce di una base di cittadini, perché lamentarsi se la candidata a sindaco ne preferisce uno anziché l’altro? Non è lo stesso? Non sono interscambiabili? Infine, soprattutto, il solito dilettantismo. La ragione per cui la candidata a sindaco non avrebbe dovuto fare favoritismi, si è detto, è che tutti i candidati si sono impegnati allo stesso modo; manco fosse lo Zecchino d’oro. Però anche i candidati delle altre liste si saranno impegnati, no?
Secondo questa logica, sarebbe stato uguale se gli elettori avessero votato per gli altri partiti. E infatti è andata proprio così.