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Se pensiamo che "Versailles" sia trasgressiva abbiamo un problema con il sesso
L'hype con cui è stata presentata la serie tv che andrà su La 7 ci dice che siamo molto più pudibondi e ipocriti dell'epoca del Re Sole
Sarà che ho appena finito di spiegare Luigi XIV – e la guerra di devoluzione, e il colbertismo, e la lotta ai giansenisti, e la guerra di successione spagnola… – a un esercito di adolescenti i cui occhi imploravano pietà, ma faccio fatica a entusiasmarmi per “Versailles”, la serie tv francocanadese che da domani verrà trasmessa in prima serata su La7. Eppure la pubblicità cerca di metterci un po’ di pepe, presentandola come la serie tv più trasgressiva della storia. Non so se sia davvero la più trasgressiva – non le ho viste tutte – ma mi sono documentato e ho scoperto che, tipo, nella prima puntata pare ci siano diciassette minuti di scene di nudo senza dialogo; si favoleggia addirittura, per le puntate successive, di una scena di sesso ogni tre minuti. Vedremo, rigorosamente con in mano il cronometro.
Mi colpisce però che all’alba del 2021, trecentosei anni dopo la morte del Re Sole, trecentootto dopo la bolla Unigenitus, trecentoquarantatré dopo la pace di Nimega, trecentocinquantanove dopo la costruzione di Versailles, stiamo ancora qui a menarla col fatto che mostrare qualche tetta sia trasgressivo. Talmente trasgressivo anzi da far notizia di per sé e creare hype attorno a un prodotto: come a dire che oggi siamo diventati più pudibondi e ipocriti di allora, che tre secoli ci hanno fatto indurire dentro una scorza per cui nudità e piacere sono di per sé scandalosi, che a breve penseremo al sesso come a una stramberia pacchiana che era piuttosto in voga fra Sei e Settecento.
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