BANDIERA BIANCA

Il problema di Miss Francia non è il sessismo: è la democrazia

Antonio Gurrado

Un gruppo in difesa dei diritti delle donne se la prende con il concorso di bellezza: le ragazze devono essere alte almeno 1 metro e 70 centimetri, essere single e rispettare i criteri della bellezza canonica. A ben vedere, però, la questione non riguarda il femminismo

No, solo un intelletto superficiale può vedere nel concorso di Miss Francia una questione di sessismo, come in effetti ha fatto un gruppo organizzato di femministe d’Oltralpe. Sì, è ovvio che un concorso le cui partecipanti non devono fumare né bere alcol in pubblico, non possono essere sguaiate né provocanti, non possono avere tatuaggi sopra i tre centimetri (follia: i tatuaggi innamorano, sono spesso l’unica parte interessante dei corpi) e non devono esprimere pareri graffianti in materia di politica, è un concorso che riduce la donna a soprammobile. È vero anche che l’intera vita è un concorso di bellezza, e che le nostre sembianze ci avvantaggiano e ci condannano senza bisogno di fasce, scettri né diademi posticci.

 

Il fatto però è che scopo del premio è individuare a maggioranza “il tipo istintivo della nazione”, quindi questi criteri codini sono stati stabiliti allo scopo di venire incontro al voto popolare. Intendono scremare le candidate presentando solo quelle che corrispondano ai prerequisiti che la nazione esige. È il popolo che vuole la donna astemia e angelicata, statuata (mah) e apolitica; il concorso di bellezza si limita a dargli ciò che vuole, a confermarlo in ciò che crede. Il problema di Miss Francia non è dunque il sessismo: è la democrazia.

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