bandiera bianca
La depilazione è violenza?
Ho letto un volantino che invitava a sovvertire i canoni di bellezza maschili. Bene: ho deciso che da oggi non mi rado, non mi lavo e non mangio con le posate
Stavo andando dal barbiere e mi è volato fra i piedi il rimasuglio di un volantino ciclostilato per la giornata contro la violenza sulle donne, stropicciato e mezzo strappato una volta passata la ricorrenza. L’ho steso come meglio potevo con le suole e ho letto l’intento “Sovvertiamo i canoni di bellezza maschili”, illustrato da una gamba (il piede privo di alluci non mi ha consentito di stabilire se destra o sinistra) da cui sbucava in ogni direzione una cinquantina di peli che il pennino del disegnatore aveva voluto spessi come sbarre di cancello. Insomma, la depilazione è violenza; peggio, è una violenza che io stesso pratico inconsapevolmente su donne innocenti imponendo loro un canone di bellezza maschile che le costringe a depilarsi sebbene non sappiano nemmeno che esisto, per il solo fatto che le gambe muliebri mi piacciono lisce.
Resomi conto della mia colpa, me ne sono vergognato e ho scelto di cambiar vita: ho voltato i tacchi e non sono più andato dal barbiere, così da sovvertire i canoni di bellezza femminili che non mi vogliono zazzeruto come il cugino It. Non solo: ho deciso anche di smettere di accorciarmi la barba, di radermi il collo, di tagliarmi le unghie, di lavarmi le orecchie, di farmi la doccia e di mangiare con le posate. Così imparano.