Politici che non sanno usare lo smartphone

Antonio Gurrado

Dal messaggio con insulto razzista della baronessa britannica Mone alla foto di Natale (armi in pugno) del deputato americano Thomas Massie

Dai due lati dell’Atlantico, i politici non sanno usare lo smartphone. La baronessa Mone, membro della Camera dei Lord, è nei guai per aver spedito a un signore di origine indiana un insulto razzista; abbiamo visto ovunque la foto di famiglia del deputato Thomas Massie, tutti col mitra imbracciato sotto l’albero di Natale.

 

  

Nulla è più diverso della Mone e Massie: lei è di Glasgow, lui del Kentucky, lei siede nella camera alta, lui in quella bassa, lei ha un seggio vitalizio, lui elettivo. Lei sembra uscita da una rivista di moda vip (fossi Maurizio Milani, mi sarei innamorato) e infatti l’insulto deriva da un incidente di yacht; quanto a lui, c’è da congratularsi che abbia una famiglia.

 

   

Li lega soltanto l’ingenuità nell’utilizzo del telefonino: lei trascendendo su Whatsapp senza sospettare che lo screenshot del messaggio possa venire inoltrato ai giornali; lui diffondendo urbi et orbi su Twitter un momento familiare che meritava di non uscire di casa. Qualcuno penserà che sia una buona notizia: significa che la Mone è intimamente razzista, Massie intimamente violento, quindi il telefonino li smaschera rendendo pubblico il privato e scremando così i buoni politici dai cattivi. Io credo sia piuttosto il contrario. Un buon politico sa che intimamente nessuno è impeccabile, quindi sa distinguere in modo netto il pubblico dal privato. Un buon politico sa non usare lo smartphone.

  

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