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Bandiera bianca

Lezioni di scacchi. Anzi, di spietatezza

Antonio Gurrado

Il vicecampione del mondo, Nigel Short, in difficoltà durante un torneo si appella al mancato rispetto di una regoletta da parte dell'avversario quattordicenne

Se un adulto sta giocando a scacchi con un ragazzino, ci si aspetta sia il ragazzino ad andare a lamentarsi dai giudici ottenendo la squalifica dell’avversario perché gli è squillato il telefonino, che da regolamento doveva essere spento. A maggior ragione se, come è accaduto qualche giorno fa a un torneo di Cattolica, l’adulto è il supercampione Nigel Short e lo sfidante un quattordicenne che lo sta mettendo in difficoltà.

Tanto più potrebbe apparire meschina la mossa del campione se si considera che il ragazzino aveva solo dimenticato impostata la sveglia sullo smartphone, davvero un peccato veniale. Il mondo dei buoni sentimenti infatti è insorto contro il grande che se la prende così spietatamente col piccino. Eppure, alzandosi e andando a denunciarlo dai giudici,

 

Nigel Short gli ha impacchettato un bel po’ di lezioni, tutte più utili di un’occasionale vittoria a scacchi. Che le regole se esistono hanno conseguenze; che bisogna sempre controllare tutto ma proprio tutto; che il rovescio imprevisto è sempre dietro l’angolo; che la vita brulica di avversari senza pietà; e anche che, se si va a sfidare a scacchi il vicecampione del mondo, forse conviene lasciare il cellulare a casa. È perfettamente sensato che sia stato un adulto a rivalersi sul ragazzino; non vedo chi altro avrebbe potuto insegnarglielo.

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