bandiera bianca
La giustizia in Italia è ridotta a fiction (e non solo sulla Rai)
A fine mese arriva in tv "Vostro onore", la storia di un giudice irreprensibile che si trova stretto nella morsa fra legge e sentimenti. Ma spesso la realtà è ben oltre l'immaginazione
La vita imita le fiction della Rai, purtroppo, quindi va seguita con attenzione questa “Vostro onore” che arriva in tv a fine mese. È la storia di un giudice irreprensibile (Stefano Accorsi) che si trova stretto nella morsa fra legge e sentimenti quando suo figlio viene accusato di ciò che credo tecnicamente si chiami omicidio stradale. Certo, fossi io lo sceneggiatore la fiction non durerebbe neanche dieci minuti: è dai tempi di Antigone e Creonte che non capisco l’attrito fra legge e sentimenti; ogni volta che li si mette a confronto mi fa la stessa impressione di quando si correlano, che so, trigonometria e peristalsi. Sono due vasi non comunicanti: la legge non può lasciare spazio ai sentimenti, altrimenti sarebbe arbitrio; i sentimenti non possono influenzare la legge, altrimenti la ridurrebbero a capriccio. Ma sarò difettoso io.
Pare infatti che questa esigenza di trovare una mediazione fra legge e sentimenti stia molto a cuore non solo a Sofocle e a Stefano Accorsi ma anche a fasce sempre crescenti, preponderanti ormai, di popolazione. Il risultato è la giustizia sentimentale. È giustizia sentimentale la condanna a furor di popolo di un indagato, è giustizia sentimentale il lancio delle monetine, è giustizia sentimentale la pubblicazione di irrilevanti lettere private; ma sono giustizia sentimentale anche la convinzione che esistano solo colpevoli non ancora scoperti, la stesura di leggi che rispondano a ondate emotive collettive, l’individuazione di aggravanti a capocchia per reati già previsti dall’ordinamento. Poiché la vita imita le fiction, si potrebbe iniziare a fare chiarezza emendando durante le riprese la scritta che appare alle spalle dei giudici: a “La legge è uguale per tutti” si potrebbe aggiungere “I sentimenti variano di persona in persona”. E di giudice irreprensibile in giudice irreprensibile.