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La guerra a un morto che si poteva evitare per fare del bene ai vivi
La rettrice del Jesus College di Cambridge afferma di aver speso 120 mila sterline per rimuovere la lapide di Tobias Rustat, filantropo dell'università del XVII secolo coinvolto nella tratta degli schiavi
C’è una lapide, nel Jesus College di Cambridge, dedicata a un gentiluomo del Seicento che si chiamava Tobias Rustat. C’è una lapide e a quanto pare resta lì, nonostante il tentativo della nuova rettrice di farla rimuovere poiché Rustat, per quanto benefattore del college, era indirettamente coinvolto nella tratta di schiavi avendo contribuito a finanziare vascelli che salpavano per i Caraibi. La diocesi di Ely, nella cui giurisdizione ricade la cappella, ha tuttavia stabilito che il ritorno economico conseguito da Rustat con la sua condannabile attività fosse marginale e dunque non comparabile al beneficio arrecato agli studenti in quanto filantropo: nel 1671 versò borse di studio per duemila sterline, che al cambio d’oggi ammontano a circa duecentotrentamila.
La rettrice ha invece lamentato di aver dovuto spendere in legulei centoventimila sterline, tratte dalle casse del college, al vano scopo di far rimuovere la lapide. Considerato che uno studente del college paga ogni anno novemila e rotte sterline in tasse per la formazione (tuition fees) e circa diecimila in spese vive (living costs), facendo i conti della serva si deduce che con quelle centoventimila sterline sprecate per una petizione di principio contro un uomo morto da quattrocento anni si sarebbe potuto mantenere gratis in college sei studenti ancora vivi. E quindi la crociata etica della rettrice, alla fin fine, ha arrecato un beneficio molto inferiore a quello del seicentesco benefattore malandrino.
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