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Sposare un ologramma si può, ovviamente in Giappone
Akihiko Kondo, che si definisce fictosessuale, ha scelto la via dell'amore immaginario, convolando a nozze con la cantante virtuale Hatsune Miku. Ma anche in Italia ci difendiamo bene
Non si può parlar male del signore giapponese che ha sposato un personaggio immaginario. Anzitutto perché sostiene che l’amore per questa Hatsune Miku, una cantante-ologramma di cui si è stampato varie bamboline 3D che la ritraggono in vari contesti (senza che io desideri sapere quali), l’abbia salvato da una crisi depressiva; e se la cotta virtuale lo fa star meglio, si accomodi pure. Poi perché le nozze non sono state vere nozze bensì una specie di rito simbolico celebrato da una ditta di intelligenza artificiale e non vincolante legalmente; anche perché non si capisce come avrebbe fatto l’ologramma o la bambolina ad apporre una firma sui registri anagrafici.
Quindi perché se anche ci sembra una stramberia da giapponesi (un po’ come il sesso coi robot cui Giulia Pompili aveva dedicato un immortale reportage), non meno strani sono i due italiani che hanno sposato sé stessi, ciascuno per conto suo, un signore napoletano e una signora brianzola, presentandosi da soli in abito da cerimonia e organizzando una festa solipsista per amici in visibilio. Infine perché questo signore giapponese si definisce fictosessuale, e sappiamo già in anticipo come va a finire ormai chi osi esigere un milligrammo di sensatezza nella percezione arbitraria della sessualità. Ma soprattutto perché, diciamoci la verità, guardiamoci in casa: in un modo o nell’altro non finiamo tutti per sposare un personaggio immaginario?
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