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Milano, la destra, la sinistra e il paradosso della palma
Quando cinque anni fa gli alberi vennero piantati in Piazza Duomo, qualcuno parlò di africanizzazione della città. Adesso che le spostano, e che nessuna moschea o casbah è stata edificata, si rivela tutta la strumentalità di quelle polemiche
Potremmo chiamarlo il paradosso della palma. Ricorderete cinque anni fa le levate di scudi da destra contro l’allestimento delle aiuole con palme in piazza Duomo, con qualcuno che parlò addirittura di africanizzazione di Milano. Si trattava evidentemente di una destra immaginaria, che non aveva a cuore quattro valori fondamentali: le palme infatti recano bellezza (meglio alberi che cassonetti della raccolta differenziata), storia (piantarle è una tradizione umbertina), ricchezza (le hanno pagate dei privati) e assimilazione (prendere il meglio da terre lontane per racchiuderlo in una cornice italianissima).
Ora il comune di Milano annuncia che le famigerate palme saranno spostate probabilmente in Darsena, venendo sostituite da alberi tuttora misteriosi, e già l’ex vicesindaco Riccardo De Corato esulta, sul Corriere: “Il buonismo della sinistra verso africani, arabi e clandestini è stato ben rappresentato. Forse ora si cambia rotta?”. Domanda alla quale ci sono due risposte possibili. O spostare le palme è un gesto di destra e allora occhio, Beppe Sala sta ampliando l’elettorato. Oppure le palme sono ininfluenti, non hanno trasformato il Duomo in moschea né la Galleria in casbah, e allora era già inutile protestare cinque anni fa.
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