Bandiera Bianca
Scene di ordinaria maleducazione al cinema all'aperto
A Palazzo Reale a Milano l'italianità dei cittadini si scopre. Succede nello specifico quando, guardando un film, tutti passano davanti agli spettatori per una serie di "cause superiori"
Sono andato al cinema e ho visto l’Italia. Non perché abbia guardato “Tre piani” di Nanni Moretti, storia della colluttazione fra il miglior regista italiano e un manipolo di attori italiani che tenta di sabotarlo recitando la parte di attori italiani che recitano. Ma perché era un cinema all’aperto in uno dei più bei luoghi d’Italia – il cortile di Palazzo Reale a Milano – e nei cortili, per definizione, la gente passa.
Sono certo che in Gran Bretagna e in Danimarca, nel Québec e fors’anche nella Repubblica di San Marino, notando l’enorme schermo su cui veniva proiettato il film, tutti avrebbero attraversato il cortile evitando di passare davanti agli spettatori ma facendo il giro dietro l’ultima fila. Non così, ci tengo a rassicurarvi, in Italia. Ma a rendere specificamente italiana la carrellata era la circostanza che ciascuno dei passanti avesse un valido motivo per passare proprio da lì anziché fare il giro largo.
Uno stava guardando il cellulare e non si è accorto di essere in un cinema all’aperto. Uno aveva la divisa da non so cosa quindi poteva passare da dove voleva. Uno era di fretta per lavoro e rallentarlo avrebbe inferto un duro colpo al pil. Uno era sovrappensiero e non bisogna accanirsi sulla gente comune che ha altro a cui pensare. Uno rivendicava il diritto di calpestare il suolo pubblico in quanto cittadino che paga le tasse.
Uno – l’unico che mi sento di giustificare – arrivando durante la scena in cui Scamarcio piange non aveva capito che fosse un film. Ma più italiano di tutti era l’addetto a sorvegliare la sala: un inflessibile che ha rimproverato tutti i passanti uno a uno, indicando loro il giro alternativo da compiere dopo che erano già passati, restando incrollabilmente seduto vicino all’uscita.
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