(Foto Ansa) 

bandiera bianca

La libertà di Placido Domingo

Antonio Gurrado

Cantare contro le polemiche, nonostante l'avanzare dell'età: la bella lezione di vita del tenore

Vorrei essere io Placido Domingo, altroché. Spostarmi napoleonicamente a ottant’anni suonati dal Paraguay all’Ungheria, dall’Oman al Belgio. Essere un vecchio tenore/baritono che viene accostato a una setta satanica, in un mondo in cui le rockstar parlano di antropocene ed energie rinnovabili. Venire coinvolto in pettegolezzi e mormorii su una presunta verve sessuale eccessiva quando già sono un po’ malfermo. Rinunciare alle pantofole e al plaid davanti alla tv per onorare con due serate di gala l’Arena di Verona.

 

Avere un pubblico adorante disposto a pagare chissà cosa nonostante i vuoti di memoria, la stanchezza, le stonature, le esibizioni lasciate a metà. Causare contro di me la sollevazione di malmostosi colleghi, addetti ai lavori, orchestrali, addirittura sindacati di categoria. E soprattutto cantare a ottant’anni, cantare a novanta o cento, morire cantando a onta di tutti coloro i quali vivono per piagnucolare dicendo che non devo cantare più.

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