Bandiera Bianca
Lo scontro a Venezia tra Giorgia Meloni e il regista di "Marcia su Roma"
La leader di Fratelli d'Italia ha detto che gli artisti si allineano tutti a sinistra e chi non lo fa viene linciato. Mark Cousins, autore del documentario alla Mostra del cinema, dice che durante il fascismo gli artisti hanno sostenuto Mussolini. Hanno ragione entrambi
Dibattito a distanza sull’impegno politico degli artisti fra Giorgia Meloni, che conoscete tutti, e Mark Cousins, regista irlandese che ha presentato a Venezia il documentario “Marcia su Roma”. La leader di Fratelli d’Italia sottolinea che gli artisti si allineano tutti a sinistra, e chi non si adegua (esagera un po’) “viene fatto sistematicamente oggetto di linciaggio per le sue idee”.
Cousins, per contro, argomenta che non è vero; durante il fascismo infatti gli artisti hanno in larga parte fatto a gara per sostenere Mussolini, anche prestandosi alla più bieca propaganda. Offro il mio modesto contributo alla diatriba con una soluzione drastica: hanno ragione entrambi, dicono la stessa cosa. Gli artisti infatti, considerati en masse, non sono i pochi eccellenti dei quali ci ricordiamo tempo dopo. Sono nella quasi totalità fanigottoni che reiterano cliché, spesso esaltati da temerarie autocertificazioni e bluff reiterati, e preoccupati soprattutto di venire riconosciuti dal pubblico.
Sono insomma, tolti i genii e gli eccelsi, nella permanente condizione di adolescenti all’imbocco della fase del gruppo, incastrati in una perenne smania di definire la propria identità tramite scorciatoie eclatanti. Questa scorciatoia sotto Mussolini poteva essere l’adesione roboante al fascismo, oggi invece un proclama di gauchismo ambientalista-irenico altrettanto paraculo, domani chi lo sa: ma sicuramente sarà sempre solo un modo per assicurarsi pigramente, in pochi minuti, la patente di artista grazie all’impegno politico e poi tornare, per il resto della giornata, a fare il meno possibile.