Cortocircuiti anti-monarchici
La libertà di parola è sempre benvenuta, ma sarebbe bene accompagnarla con la libertà di pensiero
Non starnazzerei troppo per il quidam arrestato dopo aver urlato contumelie al principe Andrew. Se uno schiamazza dando del disgustoso puttaniere a qualcuno che sta seguendo il feretro della madre, la polizia cosa deve fare? Fermarlo per disturbo alla quiete pubblica o regalargli dei cioccolatini? Mi interessano di più gli altri due contestatori sparsi lungo il Regno Unito: quello che ha affrontato Carlo III col cartello “Chi l’ha eletto?” e quello che ci ha tenuto a specificare “Non è il mio re”. La libertà di parola è sempre benvenuta, ma ogni tanto sarebbe bene accompagnarla con la libertà di pensiero.
Poiché evidentemente ha il cervello impegnato altrove, glielo spiego io, al primo, chi ha eletto Carlo III: una sofisticata architettura istituzionale che prende avvio col Bill of Rights e prevede un cospicuo bilanciamento di ruoli e poteri fra Parlamento, Governo e Monarca; con l’erede al trono che, dopo essere diventato sovrano, riceve un’investitura da alcuni esponenti della maggioranza di governo prima di giurare lealtà al Parlamento, da cui dipende l’esistenza stessa della monarchia.
Quanto al secondo, quello di “Carlo III non è il mio re”, credo sia un repubblicano. Uno di quelli che vorrebbe partecipare, direttamente o indirettamente, a un voto per l’elezione del presidente della Repubblica di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Salvo poi, qualora la nazione eleggesse un esponente politico che non gli piace, scendere in piazza col cartello “Tizio non è il mio presidente”.