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Ideuzza sul bonus cultura: sfruttare l'invenduto
Idea semplice e geniale: un consorzio di grandi teatri ha messo a punto un piano per garantire l’accesso gratisagli spettacoli a chi sia sotto la soglia di povertà. Potrebbe essere la strada da seguire anche dalle nostre parti, anziché la riforma col bilancino della 18app
Un’ideuzza sul bonus cultura: ricicciare l’invenduto. Da Londra arriva l’ottima notizia che un consorzio di grandi teatri ha messo a punto un piano per garantire l’accesso agli spettacoli – gratuitamente o dietro volontario pagamento di una somma simbolica – a chi sia sotto la soglia di povertà. È un’idea semplice come spesso sono quelle geniali: non costa praticamente nulla (le poltrone sono già lì, solo che sono vuote) e consente di pescare da un bacino di spettatori ulteriori che un domani, magari, a finanze raddrizzate saranno felici di tornare a teatro pagando regolare biglietto.
Questa forse, più che una riforma col bilancino della 18app, potrebbe essere la strada da seguire anche dalle nostre parti. Permetterebbe di estenderla su tutte le età e di non beneficiare indiscriminatamente ricchi e poveri. Consentirebbe di evitare quegli imbarazzanti buchi fra il pubblico, sempre umilianti per gli artisti. Potrebbe anche essere applicata su cinema semivuoti, sale museali deserte, concerti che sembrano un’esercitazione antiatomica. Ma, soprattutto, garantirebbe una volta per tutte di smascherare senza possibilità di equivoco i prodotti culturali mediocri: quelli a cui non vanno neanche i nullatenenti, nemmeno per entrare a scaldarsi.
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