bandiera bianca
All'Università di Leida preferiscono parlare di arredo che fare ricerca
Secondo lo staff che lavora nell'ateneo, un'opera esposta dagli anni '70 esalterebbe patriarcato e tabagismo. Tra cinquant'anni ci chiederemo se era davvero necessario perdere così tanto tempo appresso a un quadro piuttosto insignificante
Brutti son brutti, intendiamoci: c’è quello che si sfrega le mani con aria beota, quello che nel suo angolino si sta assopendo con la testa penzoloni, quello che è stato eternato probabilmente un attimo prima di infilarsi un dito nel naso. Ma siamo sicuri che i vecchioni ritratti nel quadro di Rein Dool costituiscano una minaccia al quieto vivere dello staff dell’Università di Leida, dove il dipinto è stato appeso fino a poco fa? L’opera raffigura una riunione fra sei membri di una commissione universitaria, una specie di senato accademico ristretto: il guaio è che sono tutti maschi, sono tutti bianchi, hanno tutti una certa età e – aggravante non da poco – tre di
loro fumano il sigaro.
Parte dell’odierno staff dell’ateneo si è dichiarato a disagio di fronte a quest’immagine che esalta patriarcato e tabagismo, ragion per cui qualche giorno fa un professore ardito ha tirato giù il quadro lasciando sgombra la parete. Certo, gli si poteva far notare che l’opera risale al 1970, quando i vertici dell’accademia erano in effetti vecchi maschi bianchi sfumacchianti. Ed è per questo che il rettore dell’Università di Leida ha temporaneamente ricollocato il quadro convocando tuttavia una commissione che discuta l’opportunità di tenerlo appeso ancora oggi. La nuova commissione sarà sicuramente inclusiva e diversificata, oltre che rigorosamente salutista, e speriamo che qualche artista la ritragga; così fra una cinquantina d’anni all’Università di Leida si potrà discutere se sia il caso di esporre un’opera che raffigura una mezza dozzina di accademici intenti, anziché a far ricerca, a dibattere animatamente su dove mettere un vecchio quadro piuttosto insignificante.
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