Foto di Paolo Giandotti, via Ufficio Stampa Quirinale, via LaPresse 

Bandiera Bianca

Quattro "no" (molto realistici) sull'elezione diretta del Presidente della Repubblica

Antonio Gurrado

Secondo il politologo di Sciences Po Rozenberg un presidente eletto dal popolo finirebbe per orientare la politica. Potrebbe non coincidere con la maggioranza parlamentare, non rappresentare chi vive nelle aree distanti, non essere neutrale. Non vi ricorda qualcosa?

Il politologo Olivier Rozenberg, che insegna a Sciences Po, ha individuato non uno, non due, non tre ma quattro motivi per cui l’Italia non dovrebbe optare per l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Primo: un presidente eletto dal popolo rischia di orientare la politica del governo. Ma, anche se non insegno a Sciences Po, mi sembra che nella storia recente d’Italia non manchino presidenti che, in un modo o nell’altro, hanno orientato la politica del governo anziché limitarsi a fungere da taglianastri.

 

Secondo: un presidente eletto dal popolo rischierebbe di non coincidere con la maggioranza parlamentare. Ma, anche se non insegno a Sciences Po, mi sembra che la diversa durata del mandato presidenziale e della legislatura possa già far coesistere un presidente e una maggioranza politicamente difformi, come ad esempio oggi.

 

Terzo: l’elezione di un presidente appartenente a un’area geografica connotata può far sentire escluso chi vive in aree distanti. Ma, anche se continuo a non insegnare a Sciences Po, mi sembra che questo sia il peccato originale della Repubblica: dopo il referendum del 1946 trainato dai voti del nord, venne eletto in De Nicola un galantuomo borbonico del sud.

 

Quarto: un presidente eletto dal popolo non sarebbe visto come neutrale poiché appartenente a un partito politico. Ma, sempre senza insegnare a Sciences Po, mi sembra che Mattarella, Napolitano, Scalfaro, Cossiga, eccetera, appartenessero tutti a partiti politici ben definiti; e che, mentre ad esempio il re d’Inghilterra ha diritto di voto ma se si presentasse davvero ai seggi verrebbe preso per matto, i nostri giornali traboccano di foto orgogliose nel mostrare i presidenti che infilano la scheda nell’urna, confermando l’evidente e legittima predilezione per una parte o per l’altra.

 

Viene quasi da fare un salto a Sciences Po per seguire le lezioni di questo politologo che, mettendoci in guardia dall’elezione diretta del presidente della Repubblica, in realtà ci rivela che è meglio non averlo affatto, il presidente della Repubblica.