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Il pregio della mostra di cessi parlanti a Milano
Chi visita “Framed stories” alla Fabbrica del Vapore trova infatti esposte duecento assi del water, cinquanta delle quali – se si solleva il coperchio e ci si accosta – raccontano storie di ordinaria violenza
La mostra di cessi parlanti a Milano ha un indubbio pregio. Chi visita “Framed stories” alla Fabbrica del Vapore trova infatti esposte duecento assi del water, cinquanta delle quali – se si solleva il coperchio e ci si accosta – raccontano storie di ordinaria violenza, “abusi fisici e psicologici, guerre e bombardamenti, mutilazioni e soprusi, diseguaglianze, razzismi e fascismi provenienti da ogni angolo del mondo”. Ormai quasi novantenne, Amalia Del Ponte è una decana dell’arte italiana, ed è da presumere che non lasci niente al caso. Quindi, se uno visita la Fabbrica del Vapore e si mette ad ascoltare le storie delle ignobili tazze (segue sciacquone purificatore), la prende come una mostra di denuncia, l’ennesima.
Tuttavia non sottovaluterei il dato di fatto che parli solo un cesso su quattro. Nel mondo dell’arte colta o amatoriale, al cinema e sui giornali, nei libri e in tv, tali e tanti sono i lai che si elevano contro abusi fisici e psicologici, guerre e bombardamenti, mutilazioni e soprusi, diseguaglianze, razzismi e fascismi, che è consolante sapere di poter finalmente visitare una mostra in cui ci sono ben centocinquanta assi del water in cui infilare la testa per non sentire denunciare nulla.
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