Bandiera Bianca
L'AI interrogata sull'Illuminismo finisce per fare scena muta
Chi teme che la scuola sia alla rovina perché gli studenti copieranno dall’intelligenza artificiale può tranquillizzarsi: in realtà è l’intelligenza artificiale a copiare dagli studenti
Ho interrogato l’intelligenza artificiale. All’inizio, come tutti, è andata abbastanza bene – le avevo chiesto che cos’è l’Illuminismo – anche se la sua risposta era inevitabilmente un po’ scolastica, come uno studente che avesse inghiottito il manuale. I primi guai sono arrivati quando l’ho invitata ad azzardare dei paragoni che necessitassero di un minimo di spirito critico – cosa distingue il ruolo della ragione nell’Illuminismo e nel razionalismo seicentesco? – e lì l’intelligenza artificiale, come qualsiasi studente colto in castagna ma appena appena brillante, ha iniziato a ciurlare nel manico dicendo che fra i due aspetti c’erano somiglianze ma anche differenze. A quel punto, però, sapevo che bastava martellarla. Con una domanda fuori schema – ha senso definire il Seicento età della ragione e l’Illuminismo età della ragionevolezza? – l’intelligenza artificiale si è affrettata ad assecondarmi, come l’ultimo degli studenti lecchini, mettendosi però ad arrancare e confondendosi, dicendomi che il Seicento è il secolo dei lumi mentre il Settecento è l’Illuminismo, salvo poi specificare – di fronte alla mia ben assestata perplessità – che in realtà il termine “Illuminismo” è stato coniato solo nell’Ottocento. Quando però l’ho infilzata con l’ultima banderilla – ma Kant non aveva partecipato al dibattito su “Che cos’è l’Illuminismo” già nel 1784? – il cursore si è messo a lampeggiare inane come le palpebre degli studenti ridotti alla scena muta. Questo perché l’intelligenza artificiale pesca da un database di contenuti puramente manualistico, pappardella che ripete senza riuscire a esercitare il minimo discernimento. Quindi chi teme che la scuola sia alla rovina perché gli studenti copieranno dall’intelligenza artificiale può tranquillizzarsi: in realtà è l’intelligenza artificiale a copiare dagli studenti e, in futuro, gli unici ragazzi sui quali la scuola farà bene a concentrare le proprie forze saranno i pochi che rispondono senza sembrare un chatbot.