Bandiera Bianca
Anche le attiviste uccidono gli uomini
Una donna a Cosenza ha accoltellato un aggressore e si è tenuta il cadavere in casa qualche giorno per riflettere sul da farsi. Chissà se anche lei si è dipinta il segno rosso sul viso come i calciatori prima di scendere in campo e fare a botte
Ero lì che riflettevo sul mistero dei calciatori costretti a schierarsi col segno rosso sullo zigomo contro la violenza sulle donne, prima di entrare in campo e darsi botte da orbi fra maschi, quand’ecco che dalla lontana Cosenza mi giunge questa notizia: un’attivista, nota per il proprio impegno sociale, ha ucciso un uomo che voleva stuprarla. Più dettagliatamente la signora, accolto in casa un vicino che conosceva e col quale era in buoni rapporti, si è accorta che la visita non era solo di cortesia – più pudibondi di Carolina Invernizio, i giornali hanno scritto che l’uomo “voleva andare oltre” – quindi ha preso un coltellaccio e lo ha fatto a fette per la causa. Dopo di che, s’è tenuta il cadavere in casa qualche giorno per riflettere sul da farsi.
Di là dal fatto che ci sono tanti modi di voler andare oltre, che non tutti costituiscono stupro, e che nella circostanza sembra essere stata decisiva l’interpretazione arbitraria data dalla signora, va sottolineato che costei sia un’attivista: una di quelle donne buone che il Signore ha voluto spargere su questa terra per redimere noi uomini cattivi, mosse dal sacro fuoco dell’aver ragione. Chissà quante volte si è spalmata anche lei il segno rosso sullo zigomo. Chissà a quante marce contro il femminicidio ha partecipato. Chissà se anche lei, quando andava di moda, ha protestato contro l’estensione della legge sulla legittima difesa.
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Le incoronazioni costano, scandalizzarsi no
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