Bandiera Bianca
Correggere Roald Dahl significa trasformarlo in uno scrittore per adulti
Ogni libro viene editato pensando a chi lo legge: il successo dell'autore al centro delle polemiche stava nell'aver colto la cattiveria dei bambini. Intervenire sulle sue opere dice anche di come è cambiata la nostra concezione dell'infanzia
La polemica sull’edulcorazione di Roald Dahl (di cui il Foglio ha parlato in abbondanza) ci dice qualcosa anche su cosa pensiamo dei bambini. Un libro infatti è sempre composto da due versanti: c’è quello di chi scrive e quello di chi legge. Un intervento editoriale più o meno censorio, o comunque ritenuto migliorativo, non si appunta solo sull’attività dell’autore ma definisce l’identità del lettore. Se l’editore Puffin ha deciso di emendare passi di Dahl che ritiene offensivi, è perché ricade in un errore tipico della concezione dell’infanzia: ritenere che i bambini siano buoni, e che ogni elemento disturbante con cui vengono a contatto possa rovinare per sempre il loro candore. Questa teoria sottintende che il mondo sarebbe il paradiso terrestre, se solo avessimo lasciato crescere i bambini nella purezza, senza che qualche corruttore calasse dall’alto a corromperli col cattivo esempio.
Fandonie. Se venissero lasciati crescere nella purezza, il mondo sarebbe l’inferno: i bambini sono malvagi, egoisti, dissipatori, capricciosi, sporchi, chiassosi, sempre a un passo dal furto se ne avessero l’occasione e sempre a un passo dall’omicidio se ne avessero la forza. L’infanzia è la guerra di tutti contro tutti. Il successo di Dahl sta nell’aver colto ed esasperato la cattiveria dei bambini, creando un mondo letterario che rende reali i confusi istinti distruttivi che si agitano dentro di loro. E, poiché ogni libro viene scritto e riscritto pensando a chi legge, le correzioni apportate dall’editore Puffin servono proprio a trasformare quelli di Roald Dahl in libri per adulti; qualcosa di consolatorio e anodino che possiamo leggere tranquilli, senza guardare i nostri figli con terrore.
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