Bandiera bianca
Il contabile newyorkese che voleva sentirsi un editor
Filippo Bernardini si sarebbe impossessato con la frode dei manoscritti di Sally Rooney, Ian McEwan, Margaret Atwood e altri ancora. Atto commovente e senza danni: peccato per lui, avrebbe solo dovuto scegliere firme meno conosciute
Voleva provare l’emozione di sentirsi un editor, Filippo Bernardini, il contabile newyorchese che si è impossessato con la frode dei manoscritti dei romanzi di Sally Rooney, Ian McEwan, Margaret Atwood e altri ancora. Frode ammirevole in sé e fin quasi commovente per la dedizione: pur di poter metterci su le mani, si è impegnato a creare indirizzi mail appositi e complicate storie verosimili dietro a centinaia di identità posticce. E frode in fin dei conti senza particolari danni, stante che i manoscritti ancora inediti non son stati né diffusi tra i fan né dati in pasto alla concorrenza, bensì gelosamente custoditi per sentirsi parte di quel cerchio magico di fortunatissimi, che ha la fortuna di leggere i libri prima che siano libri.
Unico rimprovero che mi sento di esprimere al maniaco dell’anteprima letteraria è di essersi limitato a nomi sicuri, solide firme garanzia di qualità nella prosa; in ciò quindi non si è discostato dall’abituale costume dei lettori, che selezionano quanto preferiscono sul mercato. La sentenza arriverà a inizio aprile. Io, se fossi il giudice, disporrei l’obbligo di rendere nota una delle mail farlocche dell’impostore, così che venga sommerso di manoscritti di mitomani, romanzi nel cassetto, sinossi sgrammaticate, sbobinature cui dare un senso; punendolo col contrappasso di fargli davvero provare l’emozione di sentirsi un editor.
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Le incoronazioni costano, scandalizzarsi no
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