Bandiera bianca

Con Gianni Minà è morto il senso della fotografia istantanea

Antonio Gurrado

Il giornalista era stato capace di creare un ponte fra Gabriel García Marquez e Marisa Laurito. Ora che le immagini prolificano su Instagram, tutto si equipara e si confonde

Gianni Minà era la cosa in comune fra Gabriel García Marquez e Marisa Laurito; meglio, ad accomunarli era l’essere stati fotografati con lui, l’essersi messi in posa in quelle innumerevoli istantanee familiari in cui gli angoli più remoti del mondo sembravano trovare un modo naturale di disporsi attorno al sorriso baffuto di Gianni Minà. Muore definitivamente con Gianni Minà il mondo in cui la fotografia testimoniava l’eccezione dell’incontro felice, lo straordinario allinearsi di una coincidenza che, a raccontarla senza rullino, sarebbe parsa assurda o inventata (salvo poi, vedendo una foto in cui magari posavano insieme Cassius Clay, Pertini e Sepúlveda, ci sarebbe parsa irreale fino al momento in cui non avessimo notato: ah, ma c’è anche Gianni Minà).

 

Adesso la foto con gli equivalenti di Maradona e di Fidel Castro ce l’abbiamo tutti, e chi non ce l’ha ne ha vista almeno una sul profilo Instagram del collega vanitoso o del vicino invadente. È venuta meno, con la proliferazione di infiniti scatti per altrettanti momenti di vita universale, anche la sorpresa davanti alla contaminazione: in un’epoca in cui tutti possono fotografarsi con chiunque in qualsiasi contesto, non è più necessario qualcuno che sappia creare un ponte fra “Cent’anni di solitudine” e “Il babà è una cosa seria”, poiché ora tutto si equipara e tutto si confonde.

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