Bandiera Bianca
La scuola ansiogena e quel patto degli studenti coi prof che era meglio stringere con i propri genitori
L'accordo tra alunni e docenti al liceo Manzoni di Milano in risposta all'ondata di crisi depressive a causa della competizione scolastica è del tutto ridondante
E così i prof del liceo Manzoni di Milano dovranno spiegare agli studenti le motivazioni dei voti, come leggo sia stato concordato al termine di un’estenuante contrattazione fra le parti. Estenuante e sorprendente, dato che i voti di tutte le materie, in qualsiasi scuola, vengono inflitti in base a sofisticate griglie di valutazione approvate dai rispettivi consigli di dipartimento all’inizio dell’anno scolastico, sovente pubblicate sul sito dell’istituto. Al liceo Manzoni e altrove, dunque, il voto contiene già in sé la spiegazione, e l’accordo cui si è addivenuti appare piuttosto ridondante.
Pare però che la motivazione che ha portato alla trattativa sia stata l’ondata – in tutta la scuola italiana – di crisi depressive e d’ansia a causa della pressione cui gli studenti si sentono sottoposti da un ambiente sempre più competitivo ed esigente. L’intento è commendevole ma ancora una volta ridondante: giuridicamente, in Italia la scuola fa già di tutto per appianare le difficoltà degli studenti, dai piani didattici personalizzati ai bisogni educativi speciali, dalle verifiche suppletive per le insufficienze in itinere ai corsi di recupero estivi, per non parlare del portfolio che valorizza le competenze individuali di qualsiasi alunno e del sostegno chi a vario titolo è svantaggiato. Né mi risultano crocifissioni per un cinque e mezzo.
Sono piuttosto gli studenti a paragonare ossessivamente i propri voti e a macerarsi come per un’ordalia, perché altrettanto ossessivamente sospinti da famiglie che ritengono ogni performance imperfetta o un’arbitraria ingiustizia o un fallimento irrimediabile. I ragazzi hanno stretto un accordo con i prof ma avrebbero fatto meglio a contrattare con i genitori.