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Bandiera Bianca

L'editoria italiana vuole scandalizzare (ma non troppo)

Antonio Gurrado

La proliferazione di volumi che ostentano la paroletta "ca**o" rivela un certo andazzo del mercato editoriale nostrano. In cui dominano l'emulazione e la voglia di leggere volgarità (però solo con gli asterischi)

Non mi aspettavo di trovare in ben due titoli, sulla classifica dei libri più venduti, quella paroletta breve che inizia per c- e finisce per -azzo. È la conseguenza inevitabile della proliferazione di volumi che ostentano la paroletta, così che ora risulti “c***o” ora risulti “ca**o” (mai una che rechi “c**zo”, chissà perché), rivelando una tendenza dell’editoria italiana, anzi un andazzo.

Primo: gli italiani comprano libri solo per le copertine, quindi sono richiamati maggiormente da quelle che si comportano come un tizio che sbrocchi all’improvviso in uno spiazzo. Secondo: i libri germinano per analogia, quindi, se uno mette la paroletta in bella vista e vende dieci copie in più, altri ne approfitteranno per emularlo sperando di essere comprati come rimpiazzo. Terzo: agli italiani piace fingere di essere liberi, quindi amano la finta libertà dell’anticonformismo caciarone, in cui la volgarità non è un mot juste scelto perché appropriato a contesto e stile, ma solo un effetto speciale per fare un po’ di schiamazzo.

Quarto: da popolo di lettori scarsi, gli italiani annegano nell’approssimazione lessicale, quindi gradiscono libri i cui titoli usano la paroletta come termine generico, jolly da giocare quando non si hanno carte buone nel mazzo. Infine, i lettori italiani sono codini, amano censure e pecette, vogliono essere scossi ma non troppo, farsi scandalizzare ma con misura, leggere volgarità ma con gli asterischi. Quindi la paroletta in copertina, alla fin fine, è una provocazione un po’ del cazzo.

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