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La soluzione per risollevare la lettura in Italia? Far pagare il biglietto d'ingresso in librerie e biblioteche
Perché tutta questa gente al Salone del Libro di Torino (a pagamento) e invece gli altri luoghi della cultura in Italia vengono disertati? Forse è tutta una questione di percezione del valore
All’improvviso, nel mezzo della calca al Salone del libro di Torino, l’illuminazione. A parte il networking, le presentazioni, un certo gradevole presenzialismo, la stragrande maggioranza dei visitatori del Salone è lì per procurarsi libri. Curiosamente, nel resto dell’anno le librerie vengono in larga parte disertate e le biblioteche sono talmente desuete che a stento ci si ricorda che esistono. Posto il comune fine di procurarsi libri, cosa distingue questi tre luoghi? In biblioteca si entra gratis e ci si procura libri gratis; in libreria si entra gratis e ci si procura libri pagando; al Salone si entra pagando e ci si procura libri pagando.
Ecco dunque l’illuminazione: per anni, decenni, si è perseguito un ampliamento del pubblico editoriale attraverso l’abbassamento dei prezzi. Libri con lo sconto del cinque, dieci, quindici per cento, libri a nove, sette, quattro euro, libri col tre per due, libri che in omaggio danno il plaid o la borsa da mare, libri che si svendono e che chiedono l’elemosina ai lettori. Invece forse lo straordinario successo del Salone dimostra che bisogna seguire un’inversa politica di innalzamento. Mettere una tassa su ogni volume preso in prestito dalla biblioteca. Far pagare il biglietto d’ingresso in libreria. Vendere libri a prezzo maggiorato e, se necessario, richiedere che l’acquirente ceda anche un plaid, una borsa da mare, un oggetto che gli è caro. Si spargerebbe la voce che i libri valgono molto. Diventeremmo una nazione di lettori, un Salone permanente diffuso su tutto il territorio nazionale.
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