Bandiera Bianca
La scuola italiana scontenta tutti anche quando decide il voto di condotta
Hanno ragione tutti i commentatori che rimarcano la non lieve discrepanza di trattamento fra il pugnalatore di Abbiategrasso (bocciato) e il cecchino di Rovigo (promosso). Ma all'istituzione scolastica chiediamo cose impossibili e incongruenti
Ha ragione Concita De Gregorio quando deduce che se accoltelli la tua prof vieni bocciato, ma se le spari vieni promosso; hanno ragione tutti i commentatori che rimarcano la non lieve discrepanza di trattamento fra il pugnalatore di Abbiategrasso – respinto, espulso e vituperato – e il cecchino di Rovigo, promosso in seconda ma col nove in condotta anziché dieci. La disparità dimostra tre cose.
Anzitutto, il voto di condotta (come il suo recente e deforme cugino, quello di educazione civica) po’ esse piuma e po’ esse fero, viene distribuito arbitrariamente e senza molta sensatezza in barba a fiorite griglie di valutazione; è il voto jolly che i consigli di classe usano per limare le medie, arrotondare, punire e perdonare regolandosi a occhio.
Poi, checché si insista nel ritenere che la scuola abbia lo stesso valore in tutta Italia, è evidente che non esiste un criterio uniforme di valutazione: magari ad Abbiategrasso il cecchino sarebbe stato bocciato e a Rovigo il pugnalatore promosso, nel nome di uno squilibrio che vige di regione in regione, di comune in comune e di scuola in scuola, senza essere riducibile ad alcuna razionalità e che (spoiler) anche quest’anno apparirà lampante quando verranno pubblicati gli esiti degli esami di Stato.
Infine, e soprattutto, accade questo: un ragazzo viene bocciato per avere accoltellato l’insegnante e tutti si mettono a strillare perché la scuola dev’essere inclusiva, accogliere e non punire, comprendere anziché sbarazzarsi di chi è inutile o dannoso; un altro ragazzo viene promosso dopo avere sparato all’insegnante e tutti si scandalizzano, perché la scuola non può chiudere entrambi gli occhi e abdicare alla missione di insegnare gli alunni a vivere comportandosi civilmente. Alla scuola chiediamo insomma cose impossibili e incongruenti; non sorprende che, alla fine, fallisca in ogni caso.
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