BANDIERA BIANCA
I tre vandali di Milano potevano diventare eroi. In Italia basta poco
Se non fossero fuggiti per i tetti e avessero invece rivendicato la portata del proprio atto, i graffittari della Galleria Vittorio Emanuele sarebbero stati glorificati
Più ci penso e ci ripenso, più mi convinco che l’errore sia stato scappare per la scala di servizio di chissà quale locale, anziché restare lì a rivendicare la portata del proprio atto, magari facendosi arrestare. È per questo infatti che chiamiamo vandali i tre incappucciati che sono saliti in cima alla Galleria Vittorio Emanuele e hanno imbrattato l’arco d’ingresso al cosiddetto salotto di Milano, disegnando ciò che sembra il simbolo di un euro, una stella a cinque punte, delle lancette, altre cose che non ho capito. Poiché infatti, se anziché fuggire avessero atteso l’intervento delle forze dell’ordine e si fossero lasciati trascinare via a forza, giù per le scale di servizio di cui sopra, avrebbero potuto giocarsi l’asso nella manica: dire che la stella a cinque punte è in realtà una stella marina utilizzata per sensibilizzarci sull’inquinamento dei fondali oceanici, le lancette indicano il tempo che passa inesorabile e scade senza che prendiamo adeguate contromisure climatiche, l’euro può essere inteso come un ammicco al salario minimo in onore del lavoratore ipersfruttato ai tempi del turbocapitalismo dell’Antropocene, mentre gli scarabocchi incomprensibili siamo noi che non li capiamo, penultima generazione perversa e degenere, a fronte della loro che invece capisce tutto nonostante la nostra insipienza. Era sufficiente pazientare in cima alla Galleria, era sufficiente spiegarsi e l’atto di vandalismo deficiente sarebbe trasceso in disperato eroismo delle intenzioni; in Italia basta poco.
Bandiera bianca
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