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Come bambini dietro al pallone. I rischi dell'overdose di partite in tv
Alcuni anni fa, Javier Marías aveva scritto che il calcio è il recupero settimanale dell’infanzia. Adesso però questo recupero avviene anche di lunedì, di martedì e così via fino alla domenica successiva
E tu non vuoi dare un’occhiata a Fiorentina-Cagliari, dai, solo il risultato, controlla quanto stanno facendo e poi magari ti trattieni per vedere un’azione, o giusto il secondo tempo, che saranno mai quarantacinque minuti estensibili a novanta, dai, cos’hai contro la Fiorentina, cos’hai contro il Cagliari, il telecomando è qui vicino, l’abbonamento già pagato… Interrompo la fedele trascrizione della voce amica che ieri mi ha ronzato dentro tutta sera, mentre restavo strenuamente appigliato al mio proposito di fare altro, per riferire il dubbio che mi ha colto di soprassalto. Domenica era domenica e vabbe’, di domenica ci sono le partite. Ieri, oltre alla sullodata, la Serie A ne prevedeva due in pomeridiana, ed era lunedì. Stasera c’è la Champions, con l’imbarazzo della scelta fra Inter e Napoli, così come domani gioca la squadra per cui tifo, che non è la Lazio e nemmeno il Borussia Dortmund. Giovedì si rinnova l’orgia di partite mediocri di Europa e Conference League, abbastanza per stimolare il gusto dell’orrido rendendo incapaci di distoglierne lo sguardo. Quindi, venerdì, la fame di calcio viene sopita coi primi antipasti del nuovo turno di Serie A, sabato gioca di nuovo la squadra per cui tifo, che non è la Juve e neppure il Genoa, mentre domenica, vabbe’, di domenica ci sono le partite. Alcuni anni fa, che sembrano molti di più, Javier Marías aveva scritto che il calcio è il recupero settimanale dell’infanzia. Se però questo recupero avviene anche di lunedì, di martedì e così via fino alla domenica successiva; se recuperiamo l’infanzia ogni giorno, non rischiamo di contrarre l’abitudine a comportarci da bambinoni malcresciuti, di diventare adulti coi denti cariati perché finalmente liberi di mangiare solo dolciumi?
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