Bandiera bianca
Lo spettro dell'Intelligenza artificiale s'aggira per la Buchmesse. Ed è meglio così
Alla Fiera del libro di Francoforte ci si chiede se la tecnologia possa fare il lavoro dell'uomo anche nella letteratura. Ma non c'è da preoccuparsi. A rischiare non sono certo gli autori capaci di evolversi, ma quelli che scrivono sempre lo stesso libro. E in questo caso viva i robot: costano meno
Uno spettro si aggira per la Buchmesse: il sospetto, il timore, il terrore che presto gli autori dei nostri libri preferiti possano venire sostituiti dall’intelligenza artificiale. Nell’editoria anglofona pare che il fenomeno sia già avviato, con l’apparizione sulle piattaforme online di libri scritti da questo o da quel romanziere che però, in realtà, sono paccottiglia prodotta da dei ChatGPT in grado di riciclare le formulazioni narrative e stilistiche desunte dalla precedente produzione
dell’autore. Si tratta di centoni informatici, o pastiche automatizzati, propinati a un pubblico di boccaloni che ha sete di novità sempre più incalzanti ma non è disposto a rischiare venti euro comprando l’opera prima di uno sconosciuto.
Sfido però chiunque stia lavorando in questi giorni alla Fiera del libro di Francoforte a non distinguere ciò che ha scritto un vero autore famoso dal collage creativo che ne fa un robot, allo stesso modo in cui balza all’occhio la differenza fra la mail di un collega e lo spam di uno pseudo-principe nigeriano che promette laute porzioni della propria eredità. Infatti, delle due, l’una: o l’autore è diventato famoso perché ogni suo libro costituisce sia una sicurezza sia una sorpresa, essendo dotato di una cifra stilistica coerente che si evolve di pubblicazione in pubblicazione, e in tal caso nessuna intelligenza artificiale riuscirà mai a stargli al passo. Oppure l’autore scrive libri in serie tutti uguali e tutti prevedibili, che il pubblico compra per inerzia nonostante la sciatteria di contenuto e stile: allora, tanto vale sostituire la persona che scrive con una macchina, che costa anche meno.