bandiera bianca
Tasse o sigarette? Il paradosso del "buon governo" e il caso neozelandese
Il governo della Nuova Zelanda vuole abrogare la legge che vieta di fumare ai nati dopo il 2008, così da riallocare i proventi sulla vendita del tabacco in un taglio generalizzato delle tasse. La lezione del filosofo settecentesco Helvétius
Il governo neozelandese vuole abrogare la legge che vieta di fumare per tutta la vita ai nati dopo il 2008, di modo tale da riallocare i proventi sulla vendita delle sigarette in un taglio generalizzato delle tasse. La notizia ha destato sconcerto anche fuori dalla Nuova Zelanda, in quanto ci eravamo illusi che in quelle terre lontane (che taluni reputano immaginarie) vigesse un governo buono; dove per “buono” si intende che ha a cuore la salute dei cittadini. Ma ci eravamo illusi, appunto: la bontà di un governo va davvero misurata su un presunto beneficio a lungo termine? O non piuttosto su un beneficio effettivo a breve termine? La questione è prettamente economica, non morale. Per capire se il dietrofront del governo neozelandese sia sensato o meno, basta chiedersi se convenga di più risparmiare sui futuri ricoveri di fumatori che peseranno sul servizio sanitario, oppure guadagnare abbastanza da tagliare le tasse adesso a chi fuma e a chi non fuma. Tutto qui. Due secoli e mezzo fa ci aveva visto giusto Helvétius, dicendo che l’unico governo buono è quello che non mette le mani in tasca al cittadino: per sottrargli i soldi, intendeva, mica le sigarette.