bandiera bianca
Il Babbo Natale milanese e il Grinch texano
Chi sarà più vicino alla verità emotiva, le famigliole che vanno a trascorrere la domenica alla famigerata casa di Santa Claus a Melegnano o il tizio di Amarillo che si è messo a sbraitare che non esiste nessuna magia del Natale a parte l'incarnazione di Gesù?
Va bene che la religione è una verità emotiva, lo dice anche il più grande scrittore vivente, Paul Auster, nell'ultimo suo romanzo, “Baumgartner”. Va bene che lo diceva anche Pascal, vi ricordate l'esprit de finesse contrapposto a quello de géométrie, e che perfino San Paolo si è lasciato sfuggire un "col cuore si crede" – su cui però nutro qualche dubbio, visto che per gli antichi il cuore era la sede della ragione mentre quella del sentimento non ricordo, forse il fegato, lo stomaco, la uallera. Mi chiedo comunque, alla luce di tutto ciò, chi sia più religioso, chi più vicino alla verità emotiva: se le famigliole che vanno a trascorrere la domenica alla famigerata casa di Babbo Natale a Melegnano, e i loro bambini che si domandano estasiati se Babbo Natale abbia spostato la residenza dalla Lapponia, quanto paghi di Ici, di Tari e soprattutto di luce, con tutta quell'illuminazione che consente di trovare quando la si desidera la magia del Natale; o se non piuttosto il signore texano che qualche giorno fa, ad Amarillo, si è messo a sbraitare in strada che non esiste nessuna magia del Natale a parte l'incarnazione di Gesù Cristo. Solo che, per risultare più convincente, questo ardito teologo s'è travestito da Grinch, il mostriciattolo che odia le feste partorito dalla fantasia del Dottor Seuss.