Bandiera bianca
Forse ai Savoia qualche cosetta la dobbiamo pure
Presi singolarmente, saranno anche stati delle teste di rapa. Ma, come re, nel complesso se la sono più che cavata
Certo è facile giudicare l’operato di un re dopo che non ha mai regnato, inchiodandolo alle sue più che discutibili imprese da privato individuo e poi estendendole sia teoricamente sull’immaginario mondo parallelo in cui l’Italia è ancora una monarchia (termine che i più accecati dall’ideologia, o dall’analfabetismo istituzionale, contrappongono a “democrazia”), sia storicamente risalendo per i rami della sua dinastia e tacciando tutti di essere personaggi da operetta. Fatto sta che ai Savoia-Carignano dobbiamo alcune cosette.
Carlo Alberto ha introdotto lo statuto, grazie al quale, tredici anni dopo, il regno d’Italia ha potuto essere fonato direttamente come monarchia costituzionale, senza vane attese; ha inoltre escogitato la mai troppo lodata lega doganale, una specie di Schengen interregionale che consentì la libera circolazione delle merci in tutta l’area dal Piemonte al Lazio, e come ognun sa quando circolano le merci circolano anche ricchezza, progresso e idee. Senza Vittorio Emanuele II, vi starei ancora scrivendo da una florida periferia dell’Impero austro-ungarico. Umberto I ha firmato l’amnistia generale che abolì di fatto la pena di morte, poi cancellata giuridicamente undici anni dopo dalla riforma Zanardelli, più o meno mentre in Francia stavano lucidando le lame delle ghigliottine (lì la pena di morte è stata abolita cent’anni dopo).
Vittorio Emanuele III è stato clamorosamente correo dell’ascesa di Mussolini al potere esecutivo, nonché suo complice nella proclamazione dello sgangherato impero, ma alla fine gli ha anche teso il tranello per farlo arrestare; meglio di niente. Umberto II ha garantito con signorilità un passaggio il più possibile pacifico alla repubblica, quella stessa il cui principale hobby oggi sembra essere di vilipendere la dinastia che l’ha preceduta. Presi singolarmente, questi Savoia saranno anche stati delle teste di rapa, ma, come re, nel complesso se la sono più che cavata. Magari, chissà, sarebbe valso lo stesso per la loro discendenza, in quel mondo parallelo che non è mai esistito e che verrà sepolto, forse una volta per tutte, sabato prossimo a Superga.