bandiera bianca
Così abbiamo insegnato agli studenti a non studiare
L'indagine dell'Associazione Italiana Editori rivela che gli universitari preferiscono dispense e sbobinature ai manuali. Ma se gli studenti non usano i libri è perché per anni e anni il sistema dell’istruzione ha dimostrato loro che, per studiare, i libri non servono
C’è un errore alla base dei commenti sull’indagine dell’Associazione Italiana Editori, che ha rivelato come gli universitari non studino più sui libri ma solo su dispense o sbobinature; c’è un’inversione fra causa ed effetto che porta a ritenere sufficiente esortare gli universitari alla lettura affinché tornino a scoprire la bellezza e l’utilità di quei misteriosi parallelepipedi di carta. In realtà, se gli studenti non usano libri, è esclusivamente perché per anni e anni il sistema dell’istruzione ha dimostrato loro che, per studiare, i libri non servono; abbiamo certificato che bastano surrogati, sintesi, imitazioni, materiali di risulta che sostituissero il libro per ottenere comunque la promozione, il diploma, la laurea, senza bisogno di aprirne uno vero. Abbiamo instillato, in modo lento ma inesorabile, l’idea che lo studio consista nell’acquisizione di contenuti standard anziché nello sviluppo costante di una sensibilità individuale: mentre per quest’ultimo è necessario leggere, leggere, leggere, per la prima basta un’iniezione di informazioni, la più rapida e indolore possibile. Abbiamo insegnato agli studenti a non studiare, a furia di elargire titoli veri a chi studiava per finta.
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