bandiera bianca
Contro-narrazione sulla preside finita alla gogna perché si porta a scuola il pitbull
Se una direttrice riesce a gestire un istituto che funziona felicemente e in cui si va a lavorare con piacere, può andare in ufficio con tutti gli animali che le pare
Alle volte si è fortunati. Io, ad esempio, conoscevo già la preside finita su Repubblica con una foto segnaletica, benché pixelata, in quanto si porta a scuola il pitbull in assenza di dogisitter. Ci ho lavorato (con la preside, non col pitbull, né con Repubblica), quindi posso fornirvi qualche notizia in più.
Per esempio, dirvi che la medesima preside non è finita sui giornali quando ha passato l’estate a spostare banchi così che venisse rispettata la distanza fra le rime buccali imposta dalla normativa anti-Covid. E nemmeno quando a inizio settembre aveva già fatto approvare tre possibili orari alternativi, da applicarsi in base alla gravità dell’emergenza pandemica, così da non stare a lambiccarci e a improvvisare ogni volta che la nostra zona cambiava colore. E neppure quando ha fatto in modo che ciascun docente potesse disporre di un iPad d’istituto, per rendere più fluide la didattica e la burocrazia. O quando ogni giorno, a metà mattinata, era già pronto e diramato il quadro delle supplenze del giorno successivo.
Certo, la vera notizia sarebbe stata che, se una preside riesce a gestire una scuola che funziona felicemente e in cui si va a lavorare con piacere, può andare in ufficio con tutti gli animali che le pare, anche col pony o col canguro. Ma, appunto, alle volte si è fortunati. Altre volte no.