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Bandiera Bianca

Lo stato arriva anche in Uttar Pradesh

Antonio Gurrado

Il rigore delle pratiche elettorali, massima espressione della presenza attiva dello stato nei territori, non si ferma nemeno davanti a situazioni apparentemente assurde. La storia di un eremita al voto

Lo stato è ovunque, lo stato ti insegue, lo stato ti stana anche se sei un eremita. Dico alla lettera: leggo infatti che un monaco indiano, sperduto in una zona dell’Uttar Pradesh senza esseri umani nel raggio di chissà quanto, ha visto allestire vicino a sé un apposito seggio elettorale. Come nel sogno di un Hegel imbizzarrito, nel delirio di un Marx ubriaco, nella satira di un Orwell preso sul serio, lo stato è arrivato fin lì, con tutto l’ambaradan di scrutatori, registri e schede, al solo scopo di far votare una persona che non ne voleva altre attorno. A mezzogiorno il monaco aveva già fatto – chissà se lasciando in bianco, o magari infilando una fetta di mortadella nella scheda col commento “Magnateve pure questa”, o forse scrivendo “Giorgia” o l’antica formula sciamanica “Aridanga romba coiota” – ma i ludi cartacei sono continuati senza di lui, con gli scrutatori costretti a restare nel seggio portatile fino alla chiusura formale delle urne, anche se l’unico elettore aveva garantito un’affluenza del 100 per cento. Perché lo stato non si ferma davanti al singolo e non si ferma davanti al sacro; pretendete che si fermi davanti all’assurdo?

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