Bandiera Bianca

Il falso video di Rovazzi dimostra che la verità non esiste più

Antonio Gurrado

Se il cantante ha simulato di subire un furto, e molti ci sono cascati, è perché eravamo già tutti convinti che a Milano non si possa tirar fuori il telefono senza che un maranza te lo ciuli: non conta ciò che è vero ma ciò in cui crediamo

Mi sta simpatico Rovazzi, il cantante, e mi sta simpatico Maran, l’assessore. Comprendo la rabbia dell’assessore per la magra figura che Milano rischia di rimediare dal video di un finto furto; comprendo anche che un cantante comico si senta libero di lanciare il prossimo singolo con una trovata burlona, se non situazionista. Mi preme piuttosto esplicitare il contributo che questo trascurabile episodio fornisce alla questione che ci appassiona da un paio di millenni, su cosa sia la verità. Se Rovazzi ha simulato di subire un furto, e molti ci sono cascati, è perché eravamo già tutti convinti che a Milano non si possa tirar fuori il telefono senza che un maranza te lo ciuli. Se Maran si è giustamente arrabbiato per la simulazione, e altri hanno spinto l’indignazione fino al moralismo, è perché eravamo già tutti convinti che nei video sui social non ci sia margine per l’invenzione o per la menzogna, o addirittura per l’allusione o l’ambiguità. La verità è quindi la nostra convinzione pregressa, non ciò che la suffraga o la confuta. Infatti il Viminale ha diramato dati secondo cui in città i reati sono calati del 6,7 per cento, ma nessuno sembra averci fatto caso. Troppo impegnati a discutere di un video falso, senza pensare che non avrebbe dimostrato nulla nemmeno se fosse stato vero.

 

Di più su questi argomenti: