Foto di Sara Brams-Miller via Flickr 

bandiera bianca

Imporre la gentilezza per legge

Antonio Gurrado

Olbia si iscrive all’albo ufficiale delle città gentili. E poco prima il sindaco aveva anche vietato la tradizione di rompere piatti ai matrimoni

Olbia si iscrive all’albo ufficiale delle città gentili, qualsiasi cosa sia, pochi giorni dopo che il sindaco ha vietato la tradizione di rompere piatti in occasione degli sposalizi. Per quanto sembri rientrare nel vasto programma di evitare rotture nei matrimoni, il decreto del sindaco ha un sottotesto che si appunta piuttosto su un’interpretazione estensiva di detta gentilezza: intesa da un lato come protezione, onde evitare che qualcuno si ferisca o tagli, da un altro come rispetto, in quanto dopo i festeggiamenti i cocci vengono lasciati sulla pubblica via, con grave detrimento del decoro urbano.

 

Mi sembra tuttavia che si tratti dell’ennesimo esempio di iper-legalismo di cui gli italiani cadono preda con un certo entusiasmo ingenuo. Si può imporre la gentilezza per legge? Temo di no; tutt’al più il sindaco può comminare ai non ottemperanti una sanzione amministrativa compresa fra i 25 e i 500 euro. Finirà dunque che questi soldi verranno messi nel conto spese di chi vorrà organizzare un matrimonio in stile tradizionale: 25 euro se lanciando un piatto pro forma, 500 se sfasciando in grande stile un intero servizio. Diventerà un modo per far bella figura in barba alla legge e pure alla gentilezza, come sempre in Italia, dove chi paga rompe (e i cocci non sono suoi).

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