bandiera bianca

Un Papa diverso per ogni giornale

Antonio Gurrado

Dal pontefice "gaffeur" a quello che tira "sberloni" al pol. corr. L’unica cosa su cui le testate italiane sembrano d’accordo è nel presentarlo come inadeguato al ruolo che riveste

Da “gaffe” (Repubblica) a “duro attacco” (Ansa), la parola resa sorprendentemente celebre dal Papa è finita sui giornali secondo tutto un ventaglio di interpretazioni: “scivolone” (La Stampa e L’Unità), “battuta” (TgCom24), “sfogo” (Il Giornale), se non addirittura l’idea di un Papa che parla “a modo suo” (Corriere) o che dà una “sberla al politically correct” (Libero). Mentre dalla sala stampa vaticana arrivano i chiarimenti (scuse? precisazioni? ritrattazioni?) di Bergoglio, resta una scia di confusione sull’identità di un Papa diverso per ciascuna testata.

  

Se invale la teoria della gaffe, vuol dire che Francesco è una specie di Mike Bongiorno allo stato brado, un bonaccione improvvido da tenere a bada. Se invale la teoria del duro attacco, vuol dire che Francesco è una specie di Dr. No che attende le riunioni a porte chiuse per svelare agli accoliti della sua Spectre i nemici segreti da abbattere. Per non parlare dell’ipotesi di un Papa traballante che scivola quando apre bocca, di un Papa battutista alla Alvaro Vitali, di un Papa frustrato che sbotta, di un Papa “a modo suo” per innocua eccentricità, di un Papa che tira ceffoni come un canguro pugilatore.

  

L’unica cosa su cui le diverse testate sembrano d’accordo è nel presentare l’immagine di un Papa inadeguato al ruolo che riveste. Bel risultato, dopo che per anni la Chiesa ha dedicato sempre più cura a blandire i mezzi di comunicazione; bella ricompensa, dopo i tweet e le esclusive tv e le lenzuolate di intervista. Non è che c’è stata un po’ troppa coglionaggine?