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Bandiera Bianca

Poesie con(tro) l'ambiente

Antonio Gurrado

Simon Armitage insiste sul ruolo sociale che la poesia avrebbe nel combattere il cambiamento climatico, difendendo la natura. Ma, dato lo stato delle cose, o le sue poesie sono inefficaci o spingono i lettori nella direzione opposta 

Simon Armitage, poeta laureato del Regno Unito, non è nuovo a questa paginetta virtuale: l’anno scorso avevo segnalato la sua ode alla prugna, raro esempio di poesia che condivide l’effetto con ciò che decanta. Ci tengo quindi a dire che non sono io ad avere un’ossessione per Armitage; è lui che ha maturato un’ossessione per i temi ambientalisti, cui aveva deciso di dedicare la propria attività da quando, nel 2019, ha ricevuto il prestigioso titolo. Io non posso dunque che registrare l’uscita del suo nuovo volume di poesie sul tema: ben dieci, di cinque delle quali ha inciso una versione musicale con la sua band; se invece si preferisce la forma al contenuto, la copertina illustrata è disponibile anche in versione asciugamano da cucina, a sole due sterline in più del libro.

Armitage ha esaltato quest’operazione editoriale dicendo che i poeti hanno un ruolo fondamentale nel combattere il cambiamento climatico: mostrando la bellezza della natura, possono trattenere l’uomo dal distruggerla. Mi sorgono però due dubbi. Il primo è che sin dalle origini i poeti mostrano la bellezza della natura, che oggi stiamo distruggendo, quindi o la teoria di Armitage fa acqua oppure abbiamo avuto millenni di poeti poco efficaci. Il secondo dubbio mi tormenta ancor più: non è che, dopo aver letto le poesie di Armitage sulla natura, a qualcuno può sembrare giusto distruggerla?

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