Foto GettyImages

Bandiera Bianca

La laurea non serve a niente se ce l'hanno tutti

Antonio Gurrado

Il rapporto Almalaurea smaschera l'ipocrita retorica italiana sul basso numero di laureati. E mette in luce anche il ruolo, ormai decaduto, di quella che una volta era tra le istituzioni più importanti: l'università 

È velenoso quel dettaglio del rapporto Almalaurea 2024, secondo cui due terzi dei neolaureati italiani non accetterebbero di lavorare per milleduecentocinquanta euro al mese, più o meno lo stipendio medio di un operaio. Non perché i neolaureati siano schizzinosi né perché preferiscano fare gratis il mestiere di quelli che si lamentano di non trovare lavoro; è velenoso perché smaschera l’ipocrisia dietro la nostra ossessiva e insensata lamentela che in Italia ci siano pochi laureati.

Abbiamo insistito per riempire le università con qualsiasi espediente, abbiamo frainteso il diritto allo studio con l’apertura delle gabbie, abbiamo lanciato pergamene dai balconi affinché chiunque ne arraffasse una da appendere incorniciata, abbiamo svalutato i titoli di studio inflazionandoli. Ora però ci sorprendiamo se un laureato ci risponde di no quando gli proponiamo di guadagnare come un non laureato; quando gli riveliamo, insomma, che quella laurea tanto necessaria, se ce l’hanno tutti, non serve a niente.

Di più su questi argomenti: