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Bandiera Bianca

La ribellione delle suore

Antonio Gurrado

A Burgos e Vigevano ci sono religiose che protestano. I motivi sono diversi ma in entrambi i casi ci si aspetterebbe il rispetto del voto di obbedienza, invece a prevalere è il voto di testardaggine

Perché le suore si ribellano? Sta avvenendo in luoghi distanti e eterogenei come Burgos e Vigevano. Nella cittadina lombarda, un manipolo di Suore Maddalene – più precisamente, appartenenti alla congregazione delle Figlie di Gesù Buon Pastore – si rifiutano di venire trasferite dopo che la loro superiora, da Piacenza, ha disposto la chiusura della loro sede vigevanese, a quanto pare poco frequentata e troppo costosa. Nella cittadina spagnola, una squadriglia di clarisse ha seraficamente comunicato al vescovo competente il proprio abbandono del cattolicesimo, prima aderendo alla Pia Unión di San Paolo, il cui fondatore è scomunicato, poi rifiutandosi di apparire davanti al Tribunale ecclesiastico per rispondere all’accusa di scisma.

Ora, lungi da me voler giudicare le scelte di sante donne; so che la vita religiosa ha le strade sue tortuose e che lo Spirito soffia dove vuole. Credo però che la parte più difficile dell’appartenenza a un ordine non stia nel voto di povertà (chi più chi meno, l’abbiamo fatto tutti) né nel voto di castità (alla lunga conviene; le relazioni sono inutilmente complicate), bensì nel voto di obbedienza: è quello che distingue davvero i religiosi dal mondo, ora che tutti sbandierano il diritto insindacabile di fare di testa propria in qualsiasi campo. Significa riconoscere che la madre superiora sa meglio di te in quale convento sia utile collocarti; significa domandarsi che senso abbia restare clarisse senza essere più cattoliche. Significa, per usare i troppo sottovalutati termini di Ratzinger, meno io e più Dio. Ma le suore si ribellano comunque, perché viviamo nell’epoca in cui ci sembra sacro soltanto il voto di testardaggine.

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