bandiera bianca

Archiviato il caso degli studenti che spararono pallini alla prof. Una triplice figuraccia

Antonio Gurrado

Gli alunni di una scuola di Rovigo avevano filmato l'insegnante in cattedra mentre la colpivano alla testa con una pistola ad aria compressa. La procura ritiene che non ci sia nulla di penalmente rilevante. Una sconfitta per magistratura, scuola e politica

A proposito di giovincelli che sparano: magistratura, istruzione e politica – le tre istituzioni su cui si regge l’architettura di uno stato – hanno appena rimediato una pessima figura. In Italia, però, non in America.

Due anni fa gli alunni di una scuola di Rovigo avevano filmato la prof in cattedra mentre le sparavano alla testa con una pistola carica di pallini di gomma. Dopo la denuncia dell’insegnante, ieri la procura di Venezia ha richiesto l’archiviazione del caso, ritenendo che non ci fosse nulla di penalmente rilevante. Prendiamo atto che possiamo impunemente sparacchiare sul luogo di lavoro senza che la magistratura batta ciglio, forse troppo impegnata a escogitare nomi fantasiosi per inchieste di maggiore richiamo mediatico.

Quanto alla scuola, brutta figura anche per lei: se ci si rifiuta di riconoscere che sparare a un insegnante in cattedra è quanto meno oltraggio a pubblico ufficiale, vuol dire che alla fine il ruolo dell’insegnante non ha particolare autorità, non riceve alcun mandato dallo stato che lo paga, è poco più che decorativo.

E la politica che c’entra? Quando, alla fine dell’anno scolastico incriminato, il consiglio di classe aveva assurdamente promosso gli sparatori in erba col 9 in condotta, il ministro era intervenuto riuscendo però a imporre solo l’abbassamento del voto a 7, senza cambiare nulla in concreto. A conferma che le grandi battaglie politiche, in Italia, finiscono per restare sempre confinate nel simbolico.

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