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Bandiera Bianca

Sologamia, una forma di sadomasochismo

Antonio Gurrado

Il caso della sposa di Martina Franca dimostra che la pratica dello sposarsi senza il consenso (e la presenza) del coniuge è il metodo migliore. Per farsi del male da soli

Sologamia, portami via. Questa curiosa pratica di sposarsi da soli – nel senso non di nozze senza celebrante, ma di nozze senza coniuge – ha avuto un ritorno d’interesse dopo il caso della sposa di Martina Franca: l’insegnante pugliese che si è presentata in chiesa con abito bianco e tutto l’apparato convinta di dover sposare un uomo del tutto ignaro (il quale, a quanto pare, stava con un’altra).

A prima vista le due cose non c’entrano: la sposa di Martina Franca dimostra tutt’al più che chi fa soltanto l’insegnante ha troppo tempo libero, mentre la sologamia, dichiarano gli esperti e pure una puntata di “Sex & the City”, consiste nel promettersi di amarsi e di prendere cura di sé, di battersi sempre per le proprie idee, di difendere la propria libertà e di non permettere a nessuno di farci del male. Eppure, a ben guardare, la sposa di Martina Franca è la sologama ideale. Se ci si ama e ci si vuol prendere cura di sé, è impossibile pensare che l’amato possa non essere consenziente o addirittura preferirci altre persone. Se ci si vuole battere per le proprie idee e difendere la propria libertà, allora è perfettamente coerente presentarsi in chiesa per sposarsi con qualcuno che non è stato consultato al riguardo. Soprattutto, se non si vuole permettere a nessuno di farci del male, il caso della sposa di Martina Franca dimostra che la sologamia è il metodo migliore. Per farsi del male da soli.

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