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bandiera bianca

Come far sì che Alberto Angela faccia più share di Temptation Island

Antonio Gurrado

All’analisi razionale l'Italia predilige l’impatto emotivo, all’avventura della conoscenza, come da sottotitolo di “Noos”, il più prosaico pettegolezzo sulle corna altrui. Ma bisognerebbe interrogarsi sul mutato ruolo del servizio pubblico

Non starei a trarre auspici dai superiori ascolti di “Temptation Island” rispetto a “Noos”, la trasmissione culturale di Alberto Angela. Non tutto ciò che accade è sintomo o simbolo di qualcosa; non credo che Canale 5 e Rai 1 incarnino il metafisico contrasto fra Arimane e Ahura Mazda; soprattutto, presumo che almeno nelle sere d’estate la gente accenda la tv un po’ a casaccio.

Anche a voler fare i sociologi dell’auditel, del resto, non penso che lo share del 31 per cento per belloni e fatalone in costume da bagno, a fronte dell’11 per cento per gli scavi archeologici in una tomba romana, ci riveli qualcosa che già non sapessimo su una nazione che all’analisi razionale predilige l’impatto emotivo, all’avventura della conoscenza, come da sottotitolo di “Noos”, il più prosaico pettegolezzo sulle corna altrui. Bisogna piuttosto interrogarsi sul mutato ruolo del servizio pubblico.

La Rai avrà avuto i suoi buoni motivi per sospendere la messa in onda di “Noos” e rinviarla a quando quelli di “Temptation Island” saranno in vacanza (immagino su un’altra isola ancora); sembra però una strategia che andava bene tutt’al più fino agli anni Novanta, quando in famiglia ci si litigava il telecomando per ottenere il monopolio dell’intrattenimento serale.

Forse, chissà, le prossime puntate di “Noos” meriterebbero di essere caricate tutte subito su RaiPlay, magari già suddivise in spezzoni tematici, tendendo così un agguato ai tentatori isolani: qualcuno del pubblico prima o poi si annoierà dell’ennesimo bikini, dell’ennesimo bacio furtivo, dell’ennesimo tradimento e, smanettando sul telefono, scoprirà che forse ci si diverte di più imparando qualcosa sul Museo Egizio di Torino. E lo guarderà di nascosto, grato in cuor proprio al servizio pubblico ma vergognandosi di dire in giro che non ha visto “Temptation Island”.