BANDIERA BIANCA

Le sacrosante rivendicazioni dei mangiatori di hot dog

Antonio Gurrado

Il signor “Tsunami” Kobayashi è in grado di papparsi sessantanove hot dog in dieci minuti. E nel sottolinearlo con puntiglio, rivendica il proprio ruolo di divoratore assoluto, che cerca di oltrepassare i limiti dell’umano, a bocca piena verso l’infinito

Singolare smentita l’altro giorno sul Guardian, dove è stato specificato che il signor Takeru “Tsunami” Kobayashi non è in grado di mangiare cinquanta hot dog in dieci minuti, come erroneamente scritto in cronaca, bensì sessantanove. C’è da figurarsi questo signor “Tsunami” Kobayashi che prende carta e penna, o meglio la tastiera, e invia a un quotidiano straniero la puntuale precisazione; accade perché, nella società narcisista in cui viviamo, vige una sostanziale differenza d’immagine nell’ingurgitare in dieci minuti cinquanta o sessantanove hot dog, per quanto a colpo d’occhio possa apparire che faccia parimenti schifo. È una differenza radicata sul principio che, a quanto pare, il signor “Tsunami” Kobayashi è un mangiatore professionista, ovvero aspira a invertire il corso di millenni di storia umana, durante i quali per nutrirsi gli uomini hanno sempre dovuto pagare in un modo o nell’altro; lui invece si nutre per farsi pagare. Nella società dell’accumulo, in cui nulla di ciò che abbiamo è sufficiente a riempire il vuoto (non solo allo stomaco) quindi vogliamo sempre altro ancora, il signor “Tsunami” Kobayashi sa che la felicità è data dal maggior numero di hot dog per il minor numero di persone. Specificando pertanto di essere in grado di papparsi sessantanove hot dog in dieci minuti, intende rivendicare il proprio ruolo di divoratore assoluto, che cerca di oltrepassare i limiti dell’umano, a bocca piena verso l’infinito; mentre, bisogna dedurre, se in dieci minuti di hot dog a nastro qualcuno si ferma a cinquanta, non è nient’altro che un qualsiasi, piuttosto repellente, mangione.

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