Foto ANSA

Bandiera bianca

Ius scholae sì, ma per anche per gli italiani

Antonio Gurrado

Una piccola proposta per ricordarci quanto la cultura e l'istruzione siano spesso degli optional. Specialmente per chi li sbandiera come prerogative necessarie per acquisire la cittadinanza

Certo che sono favorevole allo ius scholae, anzi, sapete che vi dico? Vorrei un’interpretazione estensiva per applicarlo anche agli italiani. Funziona così: tu arrivi in questo paese, non importa nato dove o da chi. A quel punto devi istruirti, e ti iscrivi a scuola, lì impari a leggere, scrivere, far di conto; acquisisci i rudimenti di storia e geografia, ti erudisci sulle principali correnti artistiche, ricevi un’infarinata di economia e diritto, e magari recepisci per sommi capi i valori fondamentali del convivere civilmente. Se, concluso il ciclo di studi, hai conseguito questi obiettivi, congratulazioni, sei un cittadino con pieni diritti. Se invece a diciott’anni sei ancora lì che parli l’italiano stentato della tv, non sei in grado di commensurare grandezze matematiche, non sai l’anno dell’unità d’Italia né dove si trovi Piacenza, non sei capace di distinguere fra una verità scientifica e una baggianata superstiziosa, non sai cos’è lo spread, confondi il potere legislativo con quello esecutivo e ti comporti pubblicamente da bestia, allora mi spiace ma sei solo un ospite, che tu sia nato qui o all’estero, che i tuoi genitori siano italiani o marziani, poiché lo stato ti ha messo a disposizione gli strumenti per imparare ma tu ne hai fatto pessimo uso. Forse un po’ drastico, ma sarebbe un modo per dimostrare che la scuola serve ancora a qualcosa. E anche l’Italia.