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Bandiera bianca

Quel sosia "ufficiale" di Johnny Depp

Antonio Gurrado

Non basta somigliare a un personaggio famoso per essere considerato un suo sosia: c'è addirittura una trafila burocratica per ottenere il riconoscimento formale. Il caso dell'uomo che ricorda l'interprete di Jack Sparrow e la sua testimonianza per l'omicidio di Sharon Verzeni

Nella consueta cagnara che agli italiani piace imbastire anche attorno ai fatti di cronaca più tragici, ha fatto la sua comparsa nientemeno che il sosia ufficiale di Johnny Depp. Colpisce l’insistenza del medesimo – e, conseguentemente, dei cronisti – sul termine “ufficiale”, sufficiente a lasciar intuire due cose: da un lato che esista una trafila burocratica per ottenere il riconoscimento formale della somiglianza, dall’altro che esistano dei sosia ufficiosi, imitazioni di cui diffidare. Ciò è singolare, in quanto a determinare che tizio o caio assomigli a Johnny Depp dovrebbe essere la percezione dei singoli individui, tale che interminabili sgorgano discussioni sul fatto che gli sia effettivamente identico oppure (come per quell’altro Johnny) non gli somigli per niente.

A meno di non presumere che, come per l’Uno di Plotino, esistano varie emanazioni di Johnny Depp, le quali vanno via via sperdendo: la prima ipostasi è il sosia ufficiale, le seconde sono i sosia che somigliano al sosia ufficiale, poi quelli che somigliano a questi ultimi, e così via fino a me, presumo, che con Johnny Depp condivido sì e no il disporre di tutti gli arti. Il tutto però con un importante distinguo. Un sosia ufficiale, a quanto ho capito, ha diritto di pretendere che tutti lo scambino per qualcun altro; ma pretende anche che nessuno scambi qualcun altro per lui, solo perché assomigliano alla stessa persona. 

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