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Bandiera bianca

Stop agli smartphone? Sì, ma per i tredicenni di tutte le età

Antonio Gurrado

L'idea avanzata dagli illustri pedagogisti è incompleta e, oltre a essere illiberale, manca di ambizione. Il vero problema è il collega troglodita che manda il buongiornissimo o la zia devota che invia l’immaginetta di Padre Pio. Sono loro che vanno fermati

La proposta di proibire per legge lo smartphone ai tredicenni è illiberale; lo ha spiegato benissimo Maurizio Crippa. Aggiungo che a mio avviso questa proposta avanzata da oltre duemila illustri pedagogisti – da Daniele Novara a Stefano Accorsi – appare anche incompleta, manca di ambizione. Tutti noi (adulti) abbiamo uno smartphone. E tutti noi riceviamo di continuo ora il buongiornissimo del collega troglodita, ora l’immaginetta di Padre Pio dalla zia devota, ora la segnalazione di un evento inutile da un conoscente egocentrico, ora il link a un articolo insignificante da parte di qualcuno che ha sbagliato numero, ora il vocale di otto minuti di un confidente logorroico, ora la foto delle vacanze di un parente che sopravvaluta i legami di sangue, ora la cronistoria in diretta dei cambiamenti d’idea del nostro capo, ora le pappardelle strutturaliste di persone in balia dei sentimenti, ora il gossip su sconosciuti da amici troppo informati, ora la dettagliata lista della spesa da parte di un convivente che, nello stesso lasso di tempo, avrebbe potuto aprire una app e farsi consegnare il tutto a domicilio. Per risultare davvero efficace, coerente e credibile, la proposta dei duemila illustri pedagogisti avrebbe dovuto togliere lo smartphone di mano ai tredicenni di tutte le età.

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